venerdì 9 dicembre 2016

Significato del termine napoletano "cazzimma" dalla Treccani: è la caratteristica principale dell'oem

cazzimma s. f. (pop.) 1. Atteggiamento o comportamento improntato a furbizia opportunistica e cinica, teso a ottenere il proprio esclusivo tornaconto senza preoccuparsi del fatto di poter in tal modo nuocere ad altri. 2. Cattiveria, perfidia, malvagità anche gratuita, immotivata. 3. Atteggiamento o comportamento deciso, risoluto o anche aggressivo, interpretato favorevolmente come espressione di forza e personalità. 
◆ Già, “’a cazzimma”. Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe’, “cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti [...]. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè. (Pino Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53) 
• Qualche alba fa, lui [Francesco De Angelis, skipper di “Luna rossa”] che non abita più, ormai da anni, a San Pasquale, tutta la sua napoletanità è saltata fuori in diretta tv nel saluto agli amici del circolo di Santa Lucia: "Qui per vincere ci vuole cazzimma, i napoletani sanno cosa vuol dire...". La tirerà fuori contro il pinocchio Cayard, cui forse ne ha trasmessa tanta quando erano insieme a bordo del Moro di Venezia. (Paolo Russo, Repubblica, 15 gennaio 2000, Napoli, p. 14) 
• Chi pensa di avere avuto un déjà vu è Gino Rivieccio. «Se cominciamo così è come se non avessimo finito mai. Stesso spreco di palle gol, stessa capacità di reazione ma solo nel finale, stessi errori difensivi. Mi sembra che le cose non siano cambiate affatto». Mercato tardivo? «Decisamente sì. Koulibaly deve cacciare la "cazzimma", Michu preferisco non giudicarlo [...]». (Gianluca Agata, Mattino.it, 21 agosto 2014, Sport).
Dalla voce dialettale napoletana cazzimma (originariamente forse 'secrezione fisiologica'), a sua volta composta dal s. m. cazzo con l'aggiunta del suffisso -imma (it. -ime, dal lat. -īmen, impiegati nella formazione di sostantivi con valore collettivo).
Già attestato nella Repubblica del 15 maggio 1990, p. 22, Cronaca (Marina Cavalleri), il vocabolo fa anche da titolo a un romanzo del casertano Stefano Crupi (2014). In uno show teatrale in dialetto, l'attore Alessandro Siani risponde da napoletano a un milanese che gli chieda di spiegargli in che cosa consiste la «cazzimma»: «Nun t’o bboglio ricere, chest’è ’a cazzimma!", cioè "non te lo voglio dire, questa è la cazzimma!».

Il significato n. 1 (così come il 2) è esattamente ciò che caratterizza l'ommemme': "Atteggiamento... teso a ottenere il proprio esclusivo tornaconto senza preoccuparsi del fatto di poter in tal modo nuocere ad altri. " il trionfo dell'egocentrismo, l'assoluta mancanza di senso civico, l'animalità bruta nella sua forma più deteriore, di chi trascura la memoria del Poeta: "Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e conoscenza!"

Il significato n. 3 invece sarebbe il positivo "Atteggiamento o comportamento deciso, risoluto o anche aggressivo, interpretato favorevolmente come espressione di forza e personalità." : ma purtroppo non è l'unica forma, né la più diffusa da queste parti.

venerdì 15 aprile 2016

Guarda un po': torna di moda l'Etica (speriamo)! Come fare perché davvero accada?



Il Corriere della Sera a firma di Giovanni Valotti ci dice che dovremmo tenere in maggiore considerazione l'Etica: che andrebbe insegnata nelle scuole, come facevano gli antichi!

Raffaello - La Scuola di Atene

È esattamente ciò per cui abbiamo realizzato questo Blog dedicandolo all'ommemmerd: cercare di superare, attraverso la formazione, l'individualismo esasperato, che ci fa essere molto indietro rispetto a chi considera il Bene Comune al di sopra del proprio "particulare", dell'interesse esclusivamente personale. Rispetto alla Civiltà, la capacità di essere parte di una civis, di una città - insieme organizzato di persone - e vero indice di maturità umana e sociale.

Etica Nicomachea, Aristotele
Ed. Bekker, 1837, da Wikipedia