domenica 22 febbraio 2015

Cosa si può fare contro l'OEM...

... no, non è impossibile: qualcosa si può fare e te lo dimostro.

Stamattina stavo tornando da uno dei miei viaggi in Calabria quando, quasi al volo (la cosa mi ha sorpreso perché accade di rado), sono riuscito a prendere la metropolitana che portava a piazza Amedeo dalla stazione centrale di Napoli. Mi seggo in uno dei vagoni a metà del treno, che mi porta a scendere in prossimità dell'uscita alla mia fermata, e dopo un po' noto che nell'insieme delle poltrone davanti c'era un "signore" che aveva le gambe allungate e appoggiate sul sedile di fronte. Poco più in là, dietro la porta d' accesso al vagone, un altro signore, visibilmente contrariato, che biascicava qualcosa guardando sprezzante verso l'uomo comodo.

Devo dire che all'inizio ho pensato che fosse un extracomunitario, poi quando ho deciso d'intervenire, ho visto che invece si trattava di un signore di mezz'età, robusto, piuttosto trascurato nel vestire e nella barba, ma nostrano. Un tipo che avrebbe pure potuto tirami un cazzotto in faccia, insomma, ma ormai mi ero alzato e non volevo recedere.

Mi sono affacciato e gli ho chiesto: "Scusi, ma lei lo sa che non può tenere i piedi sul sedile di fronte?".

Questi mi ha guardato e mi ha chiesto: "Lei chi è?". Come a dirmi: "A che titolo si permette di dirmi come mi devo comportare?".

Gli ho risposto, parzialmente spiazzato dalla sua risposta: "Che importanza ha chi sono io?...".

Ed egli stesso ha aggiunto, sorprendendomi: "...un cittadino...".

A questo punto è intervenuta una donna seduta nello scompartimento a fianco al suo: "Come sarebbe a dire: Lei chi è? Uno qualsiasi, uno che non vuole che si rovini un bene pubblico... non si rende conto?" e così dicendo si alza e se ne va, alterata.

Il tipo, scocciato, allora la incalza: "Ma perché non posso chiedere chi è? Non posso fare una domanda?" ed io: "Certo che può...", ma la signora aveva ormai cambiato vagone.

In questo momento interviene il tipo che si lamentava dietro la porta: "Ma lei è italiano?".

Il tipo annuisce.

"In questo caso mi ha deluso...".

E allora il tipo è sbottato: "ma perché, non posso sbagliare? Lei non sbaglia mai?".

"Sui beni pubblici no, non faccio di questi sbagli" e discutendo animatamente sono scesi entrambi alla fermata successiva, Montesanto.

Morale:

A) si può e si deve intervenire di fronte agli atti d'inciviltà, a meno che non si corra un rischio grave.

B) l'OEM (incivile) si può redimere, se trattato con rispetto e gentilezza, certamente non con  supponenza e disprezzo. 

Riportiamo di seguito un articolo de "Il Journal" su un arresto a New York in un caso analogo:

http://www.iljournal.it/2012/le-buone-maniere-a-new-york/295511 .




lunedì 2 febbraio 2015

Verso la catarsi: Napoli civile.

Per una cultura della civiltà... a Napoli.

Questo il sottotitolo del blog. Mi rendo conto che è decisamente ambizioso. Qualcuno potrebbe aggiungere: idealistico, irrealistico, impossibile, ...



Non credo. Non credo che il napoletano sia irrecuperabile. Non credo nei luoghi comuni. Non credo che niente sia impossibile. Mi diverto a sfottere le persone che commentano "impossibile", di fronte a qualsiasi affermazione, perché si piccano di sapere tutto - ma proprio tutto - ciò che è possibile. "Caro mio, cara mia - dico loro - forse questo sfugge ai tuoi schemi, alla tua logica, ma come fai a dire che è impossibile? Conosci forse tutto ciò che è possibile? No. E allora?".

Certo Napoli non brilla per la sua concezione della civiltà, del vivere tenendo conto di un interesse superiore, del cosiddetto bene comune, eppure qualcosa si può fare.



Che ne direste se fin dall'infanzia, possibilmente a casa e sennò a scuola s'insegnasse ai bambini (e nel secondo caso anche ai loro genitori) che:

1) è importante fare ciò che si ritiene giusto o opportuno

2) solo se questo non danneggia gli altri

o, ad un livello superiore, di persona matura e coscienziosa:

3) solo se non nuoce agli altri in modo superiore rispetto a quanto giova a me?

In altri termini:

Fai quello che ti pare se questo non danneggia gli altri.

o, ancora:

Prima di fare qualsiasi cosa devo chiedermi se questa danneggerà altri, non posso limitarmi al mio esclusivo tornaconto.

Insomma, la donna, l'uomo adulto dovrebbe poter dire:

Devo farmi carico anche dei problemi altrui, non posso limitarmi a curare i miei.

Il comune dire: "Ho già abbastanza problemi per conto mio, come faccio ad occuparmi di quelli degli altri" è un modo poco maturo o, se si preferisce, poco evoluto di affrontare il rapporto sociale.
Alle persone che la pensano così bisognerebbe ritirare la "patente di socialità" e far frequentare loro un corso di rieducazione. Questi individui che non sono arrivati a dispiegare in pieno la loro personalità in realtà non dovrebbero poter mettere su famiglia e accedere ad un qualsiasi incarico pubblico. Si, dovrebbero essere interdetti. Non sono in grado di vivere in società.

Ora mi rendo conto che questo significherebbe bloccare tutto. Ma in attesa di poter "revocare" un ipotetico "patentino di socialità" si dovrebbe insegnare a scuola quella materia che ai miei tempi si chiamava Educazione Civica, ma con un esame finale e esercizi costanti durante l'anno con l'ipotesi di non procedere negli studi. Esatto: di essere bocciati! Di ripetere l'anno nell'ipotesi che non ci si sappia relazionare con gli altri. Che poi di questo si tratta.

Almeno così avremmo qualche speranza per il futuro!